giovedì 3 gennaio 2013

La Befana medievale....

È ecologica, perché viaggia su una scopa; animalista, tanto da non sfruttare le povere renne; proletaria, visto che si veste senza mai usare capi griffati; e giusta, perché premia solo chi se lo merita.

È così che la Befana cavalca i cieli del mondo nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi discendendo da tradizioni magiche precristiane, prima di fondersi con elementi folcloristici e cristiani.

Le sue radici risalgono alle tradizioni dei popoli celtici, insediati in tutta la pianura padana e su parte delle Alpi. I Celti celebravano strani riti (officiati da maghi-sacerdoti chiamati Druidi) durante i quali grandi fantocci di vimini venivano dati alle fiamme per onorare divinità misteriose.
Divinità non troppo benigne, se è vero - come riferiscono alcune fonti - che in epoche antiche all’interno dei fantocci si legavano vittime sacrificali, animali e, talvolta, prigionieri di guerra.

La Befana è una figura femminile legata a Madre Natura e a tradizioni agrarie pagane relative all’inizio dell’anno.
L’aspetto da vecchia rappresenta l’anno trascorso, pronto per essere bruciato e per poi “rinascere” come anno nuovo. Un’ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all’inizio dell’anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine “strenna”) e durante la quale si scambiavano regali. Di fatto, il rito pagano delle dodici notti dopo il Natale (ovvero dopo il solstizio invernale) era legato a fantastiche figure femminili che volavano sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Finchè la dodicesima notte dopo il Natale (6 gennaio) si celebrava la morte e la rinascita della Natura.
Gli antichi Romani pensavano che a guidare le dodici donne fosse Diana, dea lunare della vegetazione; altri, invece, una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). Più tardi, la Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche.
Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra attuale Befana. Vecchia e brutta perché rappresenta la Natura ormai spoglia che poi rinascerà: è l’immagine dell’anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto laido, rappresentazione di tutte le passate pene, assume una funzione apotropaica per diventare figura sacrificale, quindi da bruciare. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi per l’anno successivo. Il termine Epifania deriva dal greco “Epifaneia” (manifestazione, illuminazione), che si riferisce al primo manifestarsi di Gesù Cristo ai Re Magi, dodici giorni dopo la sua nascita. Nel rito bizantino dei cristiani orientali l’epifania è rimasta più vicina al suo significato originario, quello del battesimo di Gesù nel Giordano. Mentre per i cristiani occidentali, la ricorrenza ricorda ormai soltanto la venuta dei Re Magi, ossia la presentazione di Gesù ai pagani.

Nessun commento:

Posta un commento